di Nello Cristaudo
Il Tribunale di Messina, primo in Italia, ammette il ricorso sulla nuova legge elettorale meglio conosciuta come “Italicum” accogliendo ben 8 dei 13 punti presentati dal pool messinese del Coordinamento Democrazia Costituzionale, guidati dal senatore Enzo Palumbo.
Palazzo Piacentini, a differenza degli altri tribunali d’Italia, si è mosso per primo esaminando le motivazioni presentate e ad aver, quindi, proposto l’eccezione d’incostituzionalità alla Suprema Corte della riforma varata dal governo Renzi, figlia di un accordo che comprende anche Berlusconi e Alfano e gran parte dei partiti. La riforma voluta fortemente dal Governo e approvata il 4 maggio di un anno fa, entrerà in vigore – o meglio sarebbe il caso di dire dovrebbe entrare a seconda di come si pronuncerà la Corte Costituzionale – nel prossimo luglio di quest’anno. Su di essa pende anche l’esito referendario, che se da parte del corpo elettorale non lo confermerà, come ha già dichiarato il premier Renzi , sarà la causa delle su dimissioni.
Intanto, si stanno seguendo le vie del ricorso alla Consulta con 18 istanze presentate nei tribunali italiani. Un’iniziativa nata nell’ ambito del Coordinamento Democrazia Costituzionale, in cui si è costituito un gruppo di avvocati anti-Italicum coordinati dall’avvocato Felice Besostri, già protagonista della battaglia contro il Porcellum, poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta. A curare il ricorso presentato a Messina, l’avvocato e vice-coordinatore del pool, Enzo Palumbo. Su 13 motivi di incostituzionalità proposti, sei sono stati fatti propri dal giudice nell’ordinanza di rimessione. Nel mirino erano finiti i punti relativi al premio di maggioranza, alla mancanza di soglia minima per il ballottaggio, al capolista blindato.
La Corte Costituzionale è stata, quindi, investita dal Tribunale di Messina – II Sezione Civile, estensore il Presidente dott. Giuseppe Minutoli, sulla questione di illegittimità costituzionale della legge elettorale Italicum sollevata dagli avvocati Enzo Palumbo, già Senatore e membro del CSM, Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena e Giuseppe Magaudda.
Alcuni cittadini – mediante il ricorso presentato – hanno chiesto di sentir affermare il loro diritto al voto libero ed eguale, secondo modalità conformi alla Costituzione dichiarata mente violata dalla nuova legge elettorale, come fu per il Porcellum già colpito da pronuncia di incostituzionalità.
Il Tribunale di Messina, con ordinanza resa pubblica il 24/2/2016 ha ritenuto come non manifestamente infondate sei delle tredici questioni di illegittimità costituzionale sollevate dai ricorrenti, accogliendo in particolare i motivi di ricorso riguardanti:
- a)Il “vulnus” al principio della rappresentanza territoriale e del voto diretto – Violazione del principio della rappresentanza territoriale e del voto diretto.
- b) Il “vulnus” ai principi della rappresentanza democratica – Violazione del principio della sovranità popolare, della pari dignità e dell’eguale capacità politica ed elettorale.
- c) La mancanza della previsione di una soglia minimaper accedere ballottaggio – Violazione del principio per cui non si può fruire del premio di maggioranza senza avere conseguito una congrua percentuale di voti e surrettizia reintroduzione di un premio di maggioranza al turno di ballottaggio in assenza di una soglia minima conseguita al primo turno.
- d)L’impossibilità per gli elettoridi scegliere direttamente e liberamente i deputati – Violazione del diritto di elettorato attivo e passivo, libero, eguale, personale e diretto.
- e) La fissazione di irragionevoli soglie di accesso al Senatoresiduate nella L. 270-2005 (Porcellum) – Violazione del diritto di elettorato attivo e passivo dei ricorrenti elettori.
- f) L’irragionevole applicazione della nuova normativa elettorale per la Camera a Costituzione vigente per il Senato, nonancora trasformato in camera non elettiva, come vorrebbe la riforma costituzionale – Violazione dei diritti elettorali dei ricorrenti elettori a esercitare la loro quota di sovranità popolare ed i loro diritti elettorali in un quadro costituzionale coerente.
Il Tribunale di Messina, come dicevamo in premessa primo in Italia, ha pertanto disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, che ha ritenuto di dovere investire da subito sulla legittimità costituzionale della legge elettorale “ Italicum” e ancor prima che la stessa sia applicata, onde non vanificare i diritti elettorali dei cittadini italiani.
In caso di pronuncia di incostituzionalità, gli effetti della sentenza della Corte, come fu per il Porcellum, potranno condurre a votare secondo le regole del c.d. Consultellum (niente liste bloccate, niente premio di maggioranza e senza soglia al ballottaggio).
Viene messo in discussione l’impianto derivante dal combinato disposto della riforma costituzionale, in fase di approvazione, e della legge elettorale ultra premiale Italicum, nei termini denunciati dai cittadini ricorrenti in Sicilia e in tutta Italia.
Laconico il commento del ministro Alfano che sull’argomento ha detto: ”Non mi stupisce. Siamo in Italia… Dove una legge prima di diventare vigente è già mandata alla Consulta. Io considero le leggi elettorali come modi per contare i voti che però vanno effettivamente presi…“.
Il Prof. Murizio Ballistreri, ex deputato all’Assemblea regionale Siciliana, sulla clamorosa decisione del Tribunale peloritano, ha dichiarato: “il rinvio da parte del Tribunale di Messina alla Consulta della nuova legge elettorale, per 6 dei 13 motivi di incostituzionalità proposti dai ricorrenti, evidenzia i gravi vulnus alle regole democratiche garantite nella nostra Carta costituzionale arrecati dall’Italicum, il cui combinato disposto con la legge di riforma della Costituzione prospetta soluzioni di oligarchizzazione della politica. Buon senso vorrebbe che la maggioranza al governo del Paese riflettesse circa una riscrittura delle norme in questione”.
I portavoce del Movimento 5 Stelle, Francesco D’Uva, Alessio Villarosa e Valentina Zafarana, riguardo la notizia del rinvio dell’Italicum da parte del Tribunale di Messina alla Consulta, hanno affermato: “Il Tribunale di Messina, accogliendo 8 dei 13 motivi di incostituzionalità ,conferma quello che abbiamo sempre sostenuto: l’Italicum è la brutta copia del Porcellum. Noi abbiamo fin da subito deciso di intraprendere ed appoggiare al massimo questa battaglia – spiega Francesco D’Uva – e la decisione di oggi ci riempie di orgoglio. Tra i punti accolti dal giudice vi sono il premio di maggioranza e la mancanza di soglia minima per il ballottaggio. È la conferma che siamo sulla giusta via, questa è una battaglia che continueremo a portare avanti fino alla fine”.
Sulla vicenda adesso attenderemo le decisioni dell’alta Corte e sicuramente le polemiche non mancheranno di interessare i cittadini e le tanto declamate riforme che, spesso, cadono sulla testa di ognuno come una mannaia non tenendo in considerazione la volontà dei cittadini.